sabato 17 novembre 2012

La Missione nella quotidianità


Partendo dalla constatazione che il mondo nel corso degli ultimi anni è cambiato enormemente e non vi è prospettiva che i mutamenti avvenuti siano reversibili, è necessario prendere coscienza che la realtà richiede di assumere nuovi modi di essere missionari, cristiani e Chiesa, per affrontare le difficoltà oggi comuni a tante comunità e ai gruppi di animazione missionaria.
Padre Marco, collaboratore dell'Ufficio missionario della diocesi, ci ha guidato, nel corso del ritiro spirituale decanale, a una più approfondita consapevolezza di questa necessità.

Il compito di un gruppo missionario non è esclusivamente quello di raccogliere soldi, soprattutto in una società che ha comunque sviluppato una propria sensibilità che la rende compartecipe dei bisogni dei più poveri e dimostra solidarietà, come ad esempio nel caso delle adozioni a distanza, degli acquisti equo-solidali, del sostegno alle onlus; agli animatori missionari è richiesto allora di assumere un vero e proprio stile missionario laddove si vive.
Attualmente l’animazione risulta essere poco incisiva all’interno della pastorale della Chiesa, in quanto ciascun gruppo guarda prima di tutto a se stesso, divenendo autoreferenziale e impreparato alle nuove sfide; esistono carenza nell’individuazione degli obiettivi, un’inadeguata valorizzazione delle risorse, mentre si stenta a riformulare e mantenere nel tempo le motivazioni; perciò si manifesta eccessivo timore nel favorire le conversioni, nel coinvolgimento in prima persona, nel responsabilizzarsi per realizzare all’interno della propria vita la missione dell’annuncio.
Viceversa, la missione dovrebbe essere indirizzata ad gentes, ovvero richiede l’uscita al di fuori di se stessi, è connotata dalla gratuità e dal coinvolgimento in tutte le esperienze di vita, dando dimostrazione di vicinanza agli altri con la capacità di accoglienza e con l’accompagnamento nei percorsi di difficoltà, come nella malattia, ma anche con l’impegno spirituale, culturale e umano al di fuori del proprio ambito.
A proposito dello smarrimento all’interno della società della percezione da parte di ciascuno della propria umanità, si può riflettere sul fatto che in Brasile, in tutti i corsi universitari e di formazione professionale, viene insegnato come trattare gli altri, come assumere comportamenti umani.
Animare significa comunicare, con la propria vita e lo spirito, la propria esperienza dell’Amore di Dio, in modo da contagiare gli altri e farli diventare missionari a loro volta: è un’esperienza rivolta a tutti, che richiede uno stile di vita differente che ci renda distinguibili nell’ambiente in cui ci si trova, per dimostrare un punto di vista differente, a partire dagli insegnamenti del Vangelo. È attraverso di noi che Dio continua a rivelarsi all’umanità.
È un fenomeno di contagio originatosi sin dalla nascita della Chiesa missionaria, composta in principio dai soli 12 apostoli e dai 72 discepoli, che ha attraversato difficoltà incomparabili rispetto a quelle dei nostri tempi, con persecuzioni che sono terminate solo formalmente con l’editto di Costantino, quando la Chiesa fu dichiarata cattolica, ossia universale, a cui veniva riconosciuto il ruolo nella società. Ancora oggi, in Nigeria, i cristiani danno testimonianza a Cristo, esponendosi al martirio, recandosi ogni domenica alle Messe, nonostante i recenti massacri avvenuti nelle chiese.
Concretamente, per rivitalizzare l’attività missionaria, oggi devono essere raccolte tre sfide, la prima delle quali è di scegliere di essere discepoli, rifiutando l’individualismo religioso, che esaurisce il rapporto con Dio in privato, facendo prevalere la soggettività nei confronti dell’oggettività della Verità, e di conseguenza lo scontro rispetto alla comunione. Le strutture pastorali devono essere di supporto, mettendo a disposizione strumenti come la direzione spirituale e la Confessione, che attualmente sono ampiamente rifuggite. Deve nascere la coscienza di essere Chiesa e cristiani nel mondo, sviluppando una nuova spiritualità missionaria, per mettere in pratica le disposizioni del Concilio Vaticano II che prevedono che la Chiesa sia assieme comunione, missione e servizio.
La seconda sfida è di curare la formazione: le circa 300 ore di catechismo impartite nell’infanzia non rappresentano una formazione adeguata alla vita cristiana. Serve una base spirituale per mettere in gioco completamente la propria persona e non solamente ciò che si ha di superfluo, per maturare una maggiore attenzione nelle scelte e sviluppare sensibilità per le condizioni di indigenza. Compito della formazione è di sviluppare in ciascuno una maggiore coscienza della propria Vocazione, che, attraverso le relazioni con gli altri, dia senso alla vita di ogni giorno: lasciarsi amare e accettare il contagio dell’Amore non potrà poi far rimanere indifferenti anche gli altri.
La terza sfida è quella di acquisire una visione di insieme, che non limiti alle iniziative solo a favore del missionario della propria parrocchia, poi alle missioni diocesane e in subordine alle opere pontificie. Il grado di prossimità non deve impedire di vedere il complesso delle opere e di abbracciare il mondo. È un errore quello di farsi catturare dalle emergenze e dalla fretta: l’animatore deve preoccuparsi di creare una coscienza nella propria comunità, attività che richiede tempo per dare frutti. A partire dall’urgenza deve esser assunto il compito di crescere nel tempo, attraverso la formazione, testimoniando con la vita che Dio ama tutti e non solamente noi, assumendo il ruolo dei profeti che denunciano ciò che è contrario all’Amore di Dio.
Partecipare alle catechesi della parrocchia fa parte del processo di evangelizzazione, così come interessarsi alle iniziative caritatevoli e stabilire sinergie con altre organizzazioni presenti sul territorio, che concorrano a attuare la Giustizia, la Solidarietà e la Salvaguardia del Creato.
Importante è anche stabilire dei legami vivi con i missionari, che non si sentano abbandonati e possano contribuire in maniera più efficace a informare sulle necessità.
Il metodo di azione di un gruppo di animazione missionaria dovrebbe essere quello di osservare i mutamenti storici, la situazione e i cambiamenti in atto nella realtà, giudicare alla luce della Missione e dello stile di Gesù e agire, imponendo tramite la volontà un cambiamento di vita.

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